La crescita della Repubblica Popolare Cinese è spesso programmata con estrema cura, attraverso numerosi Piani nazionali e “white paper” che sono diffusi con costanza dalle massime autorità. Un ruolo chiave è giocato dai “Cluster urbani”, che sommano al proprio interno numerose città e aree metropolitane, dove si costruisce ogni giorno un pezzo della “nuova Cina” e dove vive la nuova classe media cinese, sui cui punta in modo deciso l’ultimo Piano Quinquennale e che riveste un ruolo centrale per la crescita dei consumi interni nei tempi del “New Normal” del Premier Li Keqiang.
CINQUE NUOVI CLUSTER– Come sostenuto da China Daily lo scorso 12 luglio, la “Commissione Nazionale per lo sviluppo e le riforme della Repubblica Popolare Cinese” ha comunicato che entro la fine del 2017 porterà a compimento cinque piani di sviluppo di cinque cluster urbani interregionali, che potranno darà una spinta decisiva alla crescita regionale e contribuire a rendere l’economia cinese più bilanciata.

I cinque piani sono relativi a questi agglomerati di città:

Il cluster di Lanzhou-Xining

il cluster di Hohhot-Baotou- Erdos- Yulin

il cluster della pianura di Guanzhong

la zona economica a Ovest dello Stretto di Taiwan

la zona della “Greater Bay” comprendente il Guangdong, Hong Kong e Macao

I 19 CLUSTER URBANI DELLA CINA– Entro il 2020, come affermato da Shen Chi, vice direttore dello “NDRC China Center for Urban Development” la Cina finirà di programmare lo sviluppo di 19 cluster urbani. Negli ultimi due anni, contando i cinque già citati, saranno ben 11 i piani portati a compimento.

Secondo i dati del “Frontier Strategy Group“, contenuti in un recente report sull’urbanizzazione cinese, i 19 cluster urbani possono essere suddivisi in tre gruppi: il primo è quello dei “Super Clusters“, le cui economie sommate producono circa il 50% del PIL della RPC, i “Cluster emergenti“, che producono il 21% del PIL, e i “Cluster di confine“, o di “frontiera”, che insieme producono soltanto l’8% del PIL. All’interno degli stessi cluster, sono le città che rappresentano i volani della crescita. Esse sono divise in “Città hub” (centri politici ed economici), “Big Shots” (mercati chiave per la loro grandezza) e “New Stars” (i motori futuri dello sviluppo).

Il sito fa poi un confronto tra lo stato dei cluster nel 2013 e una previsione di come saranno nel 2020, considerando il loro PIL reale. Il Cluster del Delta dello Yangtze (di cui avevamo già scritto in precedenza in due articoli) continuerà a dominare gli altri cluster in termini di percentuale del PIL cinese, arrivando a contare per il 19,1% del totale. Per quanto riguarda i cluster che faranno registrare i numeri migliori, secondo le stime del sito, il cluster di Chengdu-Chongqing si posizionerà di poco al di sotto dei primi cinque cluster, continuando a guidare la classifica dei cluster emergenti, mentre il cluster di Urumqi(nello Xinjiang, luogo di grande importanza politica per il Partito Comunista Cinese e centro nevralgico per i nuovi piani della Belt & Road Initiative) farà registrare una crescita del 76,7%, Il cluster della “Zona economica a Ovest dello Stretto di Taiwan“, infine, aumenterà il proprio peso economico del 72,4%, piazzandosi al secondo posto per percentuale di crescita.

Articolo pubblicato su “Vivereliquido.it” il 30 luglio 2017

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