Ammetto che negli ultimi mesi un libro che ha profondamente cambiato le mie prospettive è stato “Connectography” di Parag Khanna: il saggio del ricercatore indiano residente a Singapore è un libro totale, forse il libro più incredibile degli ultimi anni. Il libro della globalizzazione, e, appunto, della connettività. E’ un libro che fa saltare sulla sedia, in questi tempi di crisi, e fa venire voglia di partire, a conoscere il Mondo.
Nella Provincia dell’Europa che è l’Italia leggere “Connectography” è uno shock. Perché molti dei suoi contenuti sono assolutamente ignorati dai media. E perchè Khanna ha una visione più ampia, forse dovuta al suo girovagare per lavoro per il mondo. L’autore ha scritto un saggio intenso e allo stesso tempo profetico. Nel libro c’è tutto.
“Connectography” è un’opera che consiglio vivamente ai lettori di questo blog, che si interessano dei mutamenti in atto a livello globale. Per gli appassionati di geopolitica, esso fornisce l’idea, diretta e chiara, che il mondo sia ormai interconnesso e che non tornerà indietro. Per gli amanti della geografia, il libro nelle più di 500 pagine dell’edizione italiana percorre praticamente ogni angolo del globo, facendoci ricordare di quanto in fondo la Terra sia immensamente sproporzionata rispetto alle nostre spesso limitate ambizioni. Forse a tratti un po’ troppo ottimista, Khanna porge lo sguardo lontano.
La Repubblica Popolare cinese sarà un attore di assoluto rilievo nel mondo descritto da Parag Khanna. Lo è già. Per svariati e sempre maggiori motivi. In questo post intendo ad analizzare il tema delle megalopoli cinesi (un termine che indica l’unione di più aree metropolitane adiacenti) legato a quello cruciale dell’urbanizzazione della Repubblica Popolare cinese. Megalopoli che si intrecciano con i mega-progetti in atto in Cina, o con quelli che prenderanno avvio nei prossimi anni. Tra i progetti più conosciuti c’è sicuramente Jing-Jin-Ji, un agglomerato urbano che unirà i territori di Pechino, Tianjin e della Provincia dell’Hebei, in un’opera di riorganizzazione urbana e amministrativa mai vista prima nella Storia.In un post precedente mi ero servito del libro di Khanna per trattare del tema delle città, e in particolare delle “megalopoli”. Esse formerebbero nuovi punti di riferimento nella diplomazia internazionale, e farebbero parte di “arcipelaghi urbani, veri e propri insiemi di isole che vanno a rappresentare una quota crescente delle economie nazionali. Nuovi attori sullo scenario globale che avranno sempre più peso nella globalizzazione, perché gestiranno enormi quantità di risorse, sia economiche, finanziarie che umane, e per sopravvivere faranno a loro volta uso di risorse energetiche sempre più indispensabili.
Negli ultimi mesi il Governo cinese ha dato avvio alla prima fase per la realizzazione della nuova realtà, grazie all’approvazione di un progetto ferroviario da 247 miliardi di yuan per migliorare i collegamenti interni. Come scrive Internazionale, i lavori di costruzione dovrebbero terminare nel 2020, e sono parte di un piano più ampio che arriverà fino al 2030.
In verde l’area di Jingjinji, al centro della Baia di Bohai- Credits Wikipedia
Ma Jing-Jin-Ji non è il solo “cluster” sostenuto dal Governo. Lo scorso Aprile il Premier Li Keqiang ha promosso la realizzazione del “city cluster” di Chengdu e Chongqing, due città situate in una zona strategica della Cina (VL ha trattato di Chongqing in tre precedenti post), perché situate nella parte Occidentale, lontano dalla costa, ma ancorate ad essa grazie al fiume Yangtze. Li ha affermato che uno degli obiettivi del nuovo Piano Quinquennale è quello di realizzare un nuovo tipo di urbanizzazione e di modernizzazione agricola, promuovendo al contempo uno sviluppo coordinato tra la Cina urbana e quella rurale. Le due città (Chengdu capitale della Provincia del Sichuan, mentre Chongqing è una delle quattro Municipalità autonome cinesi, che a livello amministrativo sono allo stesso livello delle Province) hanno insieme un totale di più di 100 milioni di abitanti, un numero enorme di consumatori che in tempi di “New Normal”, può dare un grande contributo alla crescita cinese. Il cluster è poi strategico nell’implementazione della “Cintura economica della Via della Seta ”, una della due componenti della strategia geopolitica e geoeconomica lanciata da Xi Jinping (il nome completo è “One Belt One Road”, perché non si sviluppa soltanto sulla terra ferma ma punta anche a creare una via marittima che dalla Cina arrivi fino in Africa e al Mediterraneo). E’ attiva ad esempio la linea ferroviaria Chongqing-Duisburg, ma la Municipalità è importante anche dal punto di vista delle relazioni diplomatiche. L’Italia è presente a Chongqing con il proprio Consolato, guidato da Sergio Maffettone.
L’altra area che secondo il canale youtube “The Daily Conversation” può trasformarsi in una megalopoli è quella del Delta del Fiume delle Perle, nel sud della Cina. Grazie alla presenza di numerose città, essa costituisce una delle aree più densamente urbanizzate al mondo e uno dei principali poli della crescita economica cinese. Nella regione sono presenti ben nove metropoli: Guangzhou, Shenzhen, Foshan, Zhongshan, Huizhou, Jiangmen, Zhuhai e Zhaoqing, oltre alle due municipalità autonome di Hong Kong e Macao. E’ in questa area che potrebbe avvenire un fatto storico, ovvero il ricongiungimento definitivo di Hong Kong alla Cina, questa volta in termini economici , finanziari e infrastrutturali. Il ponte che collegherà Hong Kong, Macao e Zhuhai sarà un ulteriore passo verso l’integrazione dell’area. Nonostante alcuni ritardi, dovrebbe essere ultimato nel dicembre del 2017, per un costo totale stimato di 10.6 miliardi di dollari americani e 83 miliardi di dollari di Hong Kong.
Le tre megalopoli cinesi. Se ne aggiungerà una quarta, quella di Chongqing-Chengdu- Credits Wikipedia
Queste tre megalopoli vanno a unirsi a quella del Delta del Fiume Yangtze, dominata da Shanghai ma arricchita anche dalle aree metropolitane di Nanjing, Hangzhou, Suzhou, Wuxi, Nantong, per citarne alcune. E’ insomma in queste quattro megalopoli che si gioca il futuro della crescita cinese, e il loro livello di integrazione, grazie a infrastrutture e progetti di investimento di successo, andrà a ricoprire un ruolo nevralgico per le scelte economiche centrali. Per tornare a Khanna, se le megalopoli riusciranno a creare un tessuto urbano dinamico, integrato, attento a un proprio sviluppo sostenibile, allora potranno contare come centri di potere ancora più rilevanti a livello nazionale e internazionale.
Vorrei concludere parlando infine di un altro elemento dirimente nel contesto dell’urbanizzazione cinese: quello delle megacittà”, termine che di solito indica un’area metropolitana che supera i dieci milioni di abitanti. Secondo Rajiv Biswas, autore del saggio “Asian Megatrends”, nel 2015 la Cina disponeva di 6 megacittà, che entro il 2030 vivranno un’espansione importante a livello demografico e cresceranno ancora. Le altre città che amplieranno la lista entro il 2030 sono Chengdu(arriverà a contare 10 milioni di abitanti nel 2030), Wuhan, Hangzhou e Dongguan, portando a 10 il numero totale. Le attuali sei megacittà cinesi sono Beijing, Shanghai, Chongqing, Guangzhou (i centri pulsanti delle megalopoli di cui ho parlato in precedenza), Tianjin e Shenzhen. Centri cruciali per lo sviluppo economico cinese e sempre più decisive a livello di diplomazia cittadina globale.
Nel prossimo post di “Urban China” andrò a trattare le “Eco-cities” cinesi, altro tema centrale dell’urbanizzazione della Repubblica Popolare cinese.
Scritto per Vivereliquido.it
Grazie Marco, molto interessante, vado a cercare il libro
Grazie a te Luca, buona giornata!